lunedì 28 marzo 2011

Legambiente in piazza per sostenere i Sì al referendum di giugno

Cogliati Dezza: "Immediate dimissioni dei responsabili dell'Agenzia per la sicurezza nucleare italiana"

In tanti, da tutt'Italia, hanno partecipato oggi alla manifestazione a Roma, da piazza della Repubblica a piazza San Giovanni, per dar voce a un'unanime sì per tutelare l'acqua pubblica e fermare il nucleare. Legambiente, promotrice, insieme a tante altre organizzazioni, dei comitati "Vota sì per fermare il nucleare" e "2 sì per l'acqua bene comune" ha voluto con la sua presenza sottolineare l'importanza di andare a votare al referendum del 12 e 13 giugno, spiegando tutte le ragioni a favore del sì.

La contrarietà degli italiani emerge anche dai risultati di un'indagine eseguita tra il 21 e il 23 marzo su mille cittadini da Lorien Consulting per il mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ben l'84.3% degli intervistati è contrario allo sviluppo del nucleare in Italia, contro il 58.4% del 2010, mentre l'86.9% è contrario al suo sviluppo nella regione di residenza, contro il 66.2% dell'anno scorso. Il 77.7% del campione risulta insoddisfatto della politica energetica del governo, che dovrebbe piuttosto concentrare i suoi sforzi sulle fonti rinnovabili, quali il solare (così per il 63.8%), il fotovoltaico (46.1%) e l'eolico (41.3%) e diffondere la conoscenza di queste fonti. Il 63.8% degli intervistati attribuisce, infatti, lo scarso sviluppo delle rinnovabili alla carenza di informazioni sulla loro possibilità di utilizzo e il 57,9% sarebbe disposto a sostenerne lo sviluppo delle fonti pulite attraverso il pagamento in bolletta.

"La partecipazione alla manifestazione di oggi - ha detto il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza - è la chiara dimostrazione che la maggioranza del Paese è contraria a un ritorno al nucleare e non si farà ingannare dai trucchetti dell'esecutivo, che maschera i propri intenti dietro a una sospensione di dodici mesi delle sue decisioni e dell'attivazione delle procedure per la ricerca dei siti per le centrali nucleari in Italia".

A questo proposito Legambiente chiede le immediate dimissioni dei responsabili dell'Agenzia per la sicurezza nucleare italiana -a partire dal presidente Umberto Veronesi - che oltre a essersi rivelati assolutamente incompetenti nella valutazione del disastro nucleare giapponese, minimizzandone gravità e conseguenze, si sono comportati da veri e propri tifosi dell'atomo contravvenendo al ruolo super partes che un'Agenzia per la sicurezza dovrebbe garantire. Non si può dare per certa a priori, come l'Agenzia ha invece più volte ribadito, la sicurezza di un impianto nucleare, soprattutto in un Paese a forte rischio sismico come il nostro.

"Non è necessaria nessuna pausa di riflessione per valutare i rischi dell'energia nucleare, i costi di costruzione di nuove centrali e la mancanza, nel mondo, di depositi sicuri per le scorie - ha aggiunto Cogliati Dezza -. La moratoria al programma atomico decisa dal governo non è altro che un espediente per prendere tempo, evitare di mettere a rischio le elezioni amministrative e tentare di depotenziare il referendum. Fermare il decreto sulla localizzazione delle centrali non basta. Il nucleare va bocciato senza se e senza ma, perché non è l'energia che serve all'Italia".

L'ufficio stampa Legambiente 339 3945428

Convegno di Brescia - 26 marzo 2011

Piccola descrizione dell'evento

Il convegno si è svolto nella preziosa cornice dello Spazio AmbienteParco di Brescia.
Tanti i relatori e i partecipanti presenti.

Ad aprire le relazioni e a fare i dovuti ringraziamenti il vice presidente di Legambiente Brescia, Carmine Trecroci il quale ha sintetizzato le problematiche riscontrate nella falda di Brescia con particolare riferimento al cromo esavalente (CrVI+), gli effetti legati all'inalazione e alla sua ingestione, e la mancanza di un limite di riferimento adeguato (per ora il limite usato è quello del cromo totale di 50 microgrammi/l) per l'acqua erogata, mentre paradossalmente esiste il limite per l'acqua di falda che è di 5 microgrammi/l. Ha voluto ricordare l'impegno di Legambiente sul tema dell'inquinamento ambientale e sull'importanza di informare tutti i cittadini sulle problematiche in atto e di mappare tutte le industrie che presentano un tipo di ciclo produttivo potenzialmente inquinante.
A seguire un veloce intervento dell'assessore del comune di Brescia, Vilardi, che ha ricordato la recente indagine finanziata dal comune per definire l'inquinamento da cromo legato alle passate attività della ditta Baratti e Inselvini e che è stata successivamente meglio definita dal suo collaboratore, il dott. Capretti. Dall'indagine emerge che a valle della ditta in questione venivano riscontrate pesante contaminazioni in prima falda e, purtroppo l'inizio di inquinamento anche della seconda, seppur con valori inferiori ai limiti.
Edoardo Bai di Legambiente Lombardia ha però sottolineato come questi dati non siano stati comunicati con efficacia dagli enti ai cittadini, che avendoli appresi dai media ora si ritrovano disorientati e spaventati. Ha voluto anche ribadire l'importanza del gestore (A2A a Brescia) nel comunicare le proprie analisi tramite la bolletta a tutti gli utenti. A questo, l'esponente di Legambiente ha voluto aggiungere che tutti gli enti di controllo e di gestione dovrebbero mettere in atto strategie e trattamenti atti ad abbattere ulteriormente gli inquinanti presenti anche se rientrano nei limiti, perchè i valori guida dell'Unione Europea dicono che questi inquinanti devono avere valori pari a zero.
Interessanti e più tecnici gli interventi di Arpa Brescia, presente il responsabile il dott. Sesana, e di Asl Brescia, rappresentata da Sergio Carasi. Hanno specificato i tipi di produzione che hanno alimentato
inquinanti in falda nel corso della storia produttiva della regione (galvaniche, cromature, concerie, aziende di armi, lavanderie e tintorie, ecc...) e in particolare della Val Trompia che ancora adesso è un nodo critico e sito di bonifica nazionale con la Caffaro. Dalle rilevazioni che Arpa e Asl stanno facendo per monitorare il problema, si evince che molti paesi hanno nelle proprie acque sotterranee altissime concentrazioni di cromo esavalente (esempi sono: Gardone Val Trompia, Lumezzate, ecc...), ma anche nelle acque superficiali del Mella (esempio: Castel Mella).


L'Asl assicura che i controlli dell'acqua erogata sono continui e sono fatti sia dall'ente erogatore che dall'Asl. I valori medi di cromo nell'acqua erogata sono di 9 microgrammi/l, ma ci sono stati casi isolati e incomprensibili come il valore riscontrato solo durante un campionamento in Piazza della Loggia di 35 microgrammi/l.
L'intervento del dott. Veschetti dell'Istituto Superiore di Sanità espone con oggettività e chiarezza i rischi dell'inquinamento da cromo, sia in ambiente professionale dove le concentrazioni sono molto alte se non debitamente abbattute, sia se ingerito attraverso l'acqua in concentrazioni entro i limiti definiti per legge. Pur assicurando che il limite scelto dall'OMS è un limite conservativo per tutte le diverse età e sensibilità, concorda con Legambiente che la tenzenza dovrebbe essere quella di abbattare totalmente le concentrazioni di questi inquinanti. Brevemente riassume i materiali nei quali si può ritrovare il cromo, usato copiosamente per le sue proprietà anticorrosive e per saldare parti metalliche. Lo ritroviamo in vernici, coloranti, plastiche che impiegano pigmenti a base di cromo esavalente. Ma anche nei cementi, nei pesticidi, nella concia delle pelli, nelle tinte gialle, nei vetri al cromo, in aluni reagenti usati in ambito fotografico e litografico.
Il cromo può trovarsi in acqua sia come cromo trivalente, che entro certi limiti è necessario all'organismo, che come cromo esavalente, solubile, mobile, mutageno, tossico, potente agente ossidante, capace di entrare nelle cellule sfruttando gli scambi ionici.
Gli ultimi due interventi sono stati svolti il primo dal direttore dell'AATO di Brescia, il dott. Zemello, che ha specificato le funzioni pianificatorie dell'autorità d'ambitoche per quanto riguarda i finanziamenti anche di filtri per l'abbattimento di particolari sostanze, come per esempio l'arsenico e le opere di collettamento dei reflui della Val Trompia; il secondo da Marino Ruzzenenti, rappresentante dei comitati cittadini che ha animato la parte finale del convegno sottolineando le scarse preoccupazioni di tutte le autorità verso il tetracloruro di carbonio, inquinante cancerogeno presente in falda e di origine industriale, e la scarsa trasparenza del gestore del SII. Ha infine rimesso in discussione la decisone del comune di Brescia di dare acqua del rubinetto nelle mense scolastiche alla luce dei dati emersi.

Il convegno si è concluso con un dibattito molto vivace, legato in particolar modo alle paure di genitori e cittadini emerse a seguito delle notizie preoccupanti riportate dalla stampa.


Le presentazioni del convegno:


Presentazione iniziale del Prof. Trecroci - Legambiente Brescia
Presentazione dott. Carasi - Asl di Brescia
Presentazione dott. Veschetti - Istituto Superiore di Sanità
Presentazione dott. Zemello - AATO della provincia di Brescia
Presentazione dott. Capretti - Comune di Brescia
Presentazione dott. Marino Ruzzenenti - Comitati cittadini

Le foto:


La sede ospitante - Spazio AmbienteParco

La preparazione

Prof. Trecroci - Legambiente


Dott. Veschetti - Istituto Superiore di Sanità


Dott. Carasi - Asl di Brescia


Dott. Edoardo Bai - Legambiente Lombardia


Dott. Sesana - Arpa Brescia

I cittadini


Avv. Vilardi - Assessore Comune di Brescia

Dott. Zemello - AATO Brescia

I cittadini

Vota sì per fermare il nucleare

1. Il nucleare è una tecnologia pericolosa

Come dimostrano la tragedia giapponese di Fukushima e il disastro di Cernobyl, non esiste tecnologia che possa escludere il rischio di gravi incidenti con fuoriuscita di radioattività.

2. Le centrali rilasciano radioattività nell’ambiente anche nel normale funzionamento

Un impianto nucleare emette radioattività anche senza incidenti. I bambini che abitano vicino alle centrali corrono maggiori rischi di contrarre la leucemia. L’agricoltura e il turismo rischiamo di essere pesantemente penalizzati.

3. Lo smaltimento definitivo delle scorie è un problema irrisolto

Le scorie sono molto pericolose e restano radioattive per decine di migliaia di anni. Non esiste al mondo un deposito definitivo per smaltirle in sicurezza per un periodo così lungo.

4. Il nucleare è una fonte energetica molto costosa

L’elettricità dall’atomo, considerando anche la dismissione delle centrali e lo smaltimento delle scorie, costa più delle altre fonti di energia. I maggiori costi inevitabilmente verranno scaricati nella bolletta dei cittadini.

5. Il nucleare non riduce le importazioni

Il nucleare produce solo elettricità (pari a solo il 25% dei consumi energetici dell’Italia) e non viene usato per alimentare il settore dei trasporti, produrre calore per l’industria e per gli edifici. Per questo non ridurrà in modo significativo le importazioni delle fonti fossili: infatti in Francia, noto paese nuclearista, il consumo procapite di petrolio è più alto che in Italia.

6. Il nucleare produce pochi posti di lavoro

Una centrale in costruzione produce 3.000 posti di lavoro, che si riducono a 300 nella fase di esercizio. In soli 10 anni la Germania può vantare 350.000 addetti nel settore delle rinnovabili, mentre in Italia al 2020 con le fonti pulite si potrebbero creare almeno 200mila posti di lavoro.

7. Le centrali utilizzano l'uranio, materia prima in via di esaurimento

L’uranio è una materia prima che deve essere importata. È una risorsa limitata, disponibile in natura ancora per qualche decina di anni, come il petrolio e il gas.

8. La legge italiana prevede l’uso dell’esercito per realizzare le centrali

Grazie alla legge approvata nel 2009 il governo italiano può usare l’esercito per imporre al territorio la costruzione delle centrali nucleari, con inevitabili conflitti istituzionali e sociali.

9. L’Agenzia per la sicurezza nucleare è a favore dell’atomo

I membri dell’Agenzia, a partire dal presidente Umberto Veronesi, minimizzano ogni problema del nucleare, dallo smaltimento delle scorie all’insicurezza delle centrali. Sono quindi a favore dell’atomo: un interesse di parte come può garantire la sicurezza dei cittadini?

Tra i paesi più industrializzati, l’Italia è stato il primo ad uscire dall’atomo.

Nei prossimi anni ci seguirà la Germania.

Perché tornarci?

Legambiente è tra le 60 associazioni che hanno costituito il comitato referendario

“Vota Sì per fermare il nucleare”

www.fermiamoilnucleare.it

Perché votare sì ai 2 referendum sull'acqua

Per la risoluzione dei problemi del servizio idrico in Italia. Per modificare il decreto Ronchi che considera erroneamente la gestione privata come la soluzione di tutti i mali e minaccia quelle gestioni pubbliche che hanno garantito un servizio efficace, efficiente ed economico.

TUTTI I PROBLEMI DEL SERVIZIO IDRICO IN ITALIA



  • 18 milioni di cittadini (pari al 30% del totale) scaricano i loro reflui nei fiumi, nei laghi e nel mare senza depurazione
  • 9 milioni di abitanti (pari al 15% del totale) non sono serviti dalla rete fognaria
  • la carenza di fognature e depuratori in Italia ha fatto scattare la procedura d’infrazione europea. Se non s’interviene subito, si rischia di spendere soldi in pesanti multe piuttosto che investirli per realizzare gli impianti e migliorare il servizio
  • mancano politiche di efficienza e risparmio e l’adozione di tecnologie appropriate a partire dal riuso delle acque reflue depurate per l’irrigazione e nelle lavorazioni industriali
  • il 33% dell’acqua potabile si perde nelle reti colabrodo di trasporto e distribuzione
  • a volte l’accesso all’acqua è razionato e la distribuzione nelle case è irregolare, soprattutto nei mesi estivi
  • l’acqua ha un costo mediamente basso che non ha disincentivato i grandi consumatori, come agricoltura e industria. Si deve garantire il diritto a tutti, ma anche adottare un sistema tariffario che scoraggi gli sprechi e recuperi risorse per migliorare il servizio
  • manca un’authority pubblica forte, autorevole e indipendente per controllare che le gestioni rispondano ai criteri di un uso socialmente equo e ambientalmente sostenibile dell’acqua

Il 12 e 13 giugno VOTA SÌ per risolverli una volta per tutte!

martedì 22 marzo 2011

Premio Pianeta Acqua 2011

Il progetto "Riduzione degli sprechi domestici in casa - Ridere in casa" ha ricevuto una menzione speciale nella sezione "Comunicazione" del premio "Pianeta Acqua 2011".

Un ringraziamento a tutti coloro che vi hanno preso parte.

Roma, 21 marzo 2011 Comunicato stampa

Acque minerali regalate dalle Regioni alle società imbottigliatrici

Tutte le cifre della privatizzazione delle sorgenti in Italia nel rapporto di Legambiente e Altreconomia

Bocciate Liguria, Molise, Emilia Romagna, Sardegna, Puglia e Provincia autonoma di Bolzano per i canoni di concessione più bassi Lazio e Abruzzo le Regioni più virtuose

L’Italia con 192 litri di acqua minerale procapite si conferma il paese con il più alto consumo di acqua in bottiglia in Europa. Con una media nazionale doppia rispetto a quella europea, il Belpaese, infatti, solo nel 2009 ha imbottigliato ben 12,4 miliardi di litri, di cui solo l’8% destinato al mercato estero. Un volume di affari di 2,3 miliardi di euro nel 2009, rimasto invariato rispetto allo scorso anno, ma in continua ascesa negli ultimi trent’anni: basta pensare che questi consumi dal 1980 ad oggi sono aumentati di 5 volte e con loro anche la produzione di acqua imbottigliata. Una crescita smisurata cui però non è corrisposto un proporzionale aumento delle tariffe pagate dalle società imbottigliatrici alle Regioni italiane, spesso ancora stabilite da regio decreto come in Molise e in Sardegna o da regolamenti di oltre 30 anni fa, come la legge regionale del 1977 della Liguria.

A denunciare il quadro nazionale delle concessioni dell’acqua sono Legambiente e la rivista Altreconomia che, in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, tornano a fare il punto della situazione sulla gestione idrica in Italia con il dossier Acque Minerali: la privatizzazione delle sorgenti in Italia.

Secondo il dossier, infatti, è ancora un obiettivo lontano l’adeguamento delle leggi regionali sui canoni di concessione alle linee guida nazionali approvate nel 2006 e che prevedono tre tariffe: da 1 a 2,5 euro per metro cubo o frazione di acqua imbottigliata; da 0,5 a 2 euro per metro cubo o frazione di acqua utilizzata o emunta; almeno 30 euro per ettaro o frazione di superficie concessa. Eppure per l’altissimo valore della risorsa idrica e l’impatto ambientale, causato dai consumi da primato delle acque in bottiglia, le Regioni dovrebbero attivare al più presto un lavoro di revisione dei canoni di concessione per l’imbottigliamento dell’acqua che porterebbe anche ad un forte incremento dei fondi incassati. Al contrario, oggi le Amministrazioni che incassano i canoni in gran parte dei casi non riescono nemmeno a raggiungere una quota sufficiente a coprire le spese necessarie per i controlli o per lo smaltimento delle bottiglie di plastica utilizzate.

“L’acqua e la sua gestione sono questioni centrali nel nostro Paese. Lo hanno confermato 1 milione e 400mila cittadini che si sono impegnati in prima persona per chiedere a Governo e Parlamento di modificare la legge che impone la privatizzazione del servizio idrico – ha dichiarato Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente. Ma mentre il dibattito pubblico/privato per la gestione del servizio idrico è ancora in corso, in Italia esiste già una forma di privatizzazione dell’acqua, o meglio delle sorgenti concesse a prezzi ridicoli alle società che imbottigliano. Una sorta di obolo in netto contrasto con il volume di affari del settore ma soprattutto in confronto all’altissimo valore di una risorsa limitata e preziosa come è l’acqua di sorgente”.

Dal 2006 ad oggi sono solo 13 le Regioni che hanno varato una nuova normativa secondo il processo di revisione, mentre alcune regolano ancora i canoni di concessione con leggi del secolo scorso. Rispetto allo scorso anno sono 3 le Regioni che hanno modificato le regole per il rilascio di concessioni per l’imbottigliamento dell’acqua: Abruzzo e Lombardia con maggior successo, il Veneto che invece ha peggiorato la normativa e la Puglia che, pur avendo aumentato le tariffe, ha mantenuto un canone per superficie.

Secondo la classifica di Legambiente e Altreconomia tra le regioni bocciate perché prevedono i canoni di concessione solo in base alla superficie della concessione e non sui metri cubi di acqua imbottigliata, ci sono Liguria, Molise, Emilia Romagna, Sardegna, Puglia e la Provincia autonoma di Bolzano. Se in Molise a stabilire il canone è ancora il Regio Decreto del 1927, che fissa un importo di circa 10 euro per ogni ettaro dato in concessione, in Liguria dove la legge regionale del 1977 stabilisce che per ogni ettaro dato in concessione si pagano solo 5 euro. Emilia Romagna e Sardegna, invece, fanno pagare solo in base alla superficie della concessione, rispettivamente circa 19 e 37 euro per ettaro. La Puglia, invece, pur avendo approvato nel 2010 una nuova norma in materia che alza la tariffa di concessione, ha lasciato come criterio di pagamento dell’acqua solo un canone di superficie. Un caso a parte è infine quello della Provincia autonoma di Bolzano che determina il canone in base alle portate annue concesse con l’effetto di far pagare poco anche prelievi potenzialmente molto elevati.

Tra le regioni “rimandate” perché prevedono canoni in funzione dei volumi di acqua ma al di sotto di 1 euro per metro cubo imbottigliato, ci sono Piemonte, Basilicata e Campania.

Promosse con riserva per aver previsto il doppio canone sulla superficie della concessione e sui volumi di acqua, superiore o uguale a 1 euro a metro cubo sono il Veneto, la Val d’Aosta, le Marche, la Provincia autonoma di Trento, la Lombardia, l’Umbria, il Friuli Venezia Giulia, la Toscana. Tra queste il Veneto ha deciso di peggiorare la normativa con uno sconto incomprensibile, mentre la Lombardia ha approvato una nuova legge aumentando i canoni di concessione, anche se parzialmente.

Tra regioni promosse perché hanno previsto i maggiori canoni per le concessioni sulle acque minerali, anche quest’anno c’è il Lazio, affiancato dall’Abruzzo che, con una nuova normativa, ha finalmente alzato i canoni, adeguandosi alle linee guida nazionali.

"Nonostante alcune novità, sono ancora irrisori i canoni che le aziende imbottigliatrici corrispondono alle Regioni - dichiara Pietro Raitano, direttore del mensile Altreconomia-. Se venissero fissate tariffe adeguate, assisteremmo a un riallineamento dei prezzi al consumo, che sarebbero più corrispondenti ai reali costi della minerale. Vedremmo anche meno pubblicità e il bisogno indotto di acqua in bottiglia si ridimensionerebbe, portando il nostro Paese nella media europea. Con il vantaggio di vedere in giro meno camion carichi di bottiglie e meno plastica tra i rifiuti. È giunto anche il momento di ribadire che le esigenze dei cittadini vengono prima di quelle delle aziende imbottigliatrici, alle quali pertanto non dovrà più essere permesso di privatizzare di fatto le fonti togliendo acqua ai cittadini, come invece è accaduto e accade ancora per alcune concessioni, al Nord come al Sud Italia".

Il ‘business dell’oro blu in bottiglia’ infatti continua ad essere insostenibile per la collettività dal punto di vista economico e ambientale poiché prevede l’utilizzo di oltre 350mila tonnellate di PET, per un consumo di circa 700mila tonnellate di petrolio e l’emissione di quasi 1 milione di tonnellate di CO2. Delle bottiglie utilizzate il 78% sono in plastica e solo un terzo viene riciclato mentre i restanti due terzi finiscono in discarica o in un inceneritore. Ad alto impatto ambientale è anche il trasporto visto che solo il 15% delle bottiglie viaggia su ferro, mentre il resto si muove sul territorio nazionale su gomma, su grandi e inquinanti TIR. Proprio per questo secondo Legambiente e Altreconomia, un processo di revisione e innalzamento dei canoni consentirebbe anche di “ripagare” il territorio dell’impatto di queste attività, recuperando fondi da destinare a nuove finalità ambientali.

Per scaricare il dossier completo:www.legambiente.it

L’ufficio stampa Legambiente (06.86268353-99-76-99)

Fonte: Elaborazione di Legambiente e Altreconomia su dati delle Regioni (marzo 2011)

lunedì 21 marzo 2011

Il racconto della Giornata Mondiale dell'Acqua 2011

A Milano ogni famiglia può bere al costo di dieci centesimi

al mese grazie all'acqua del “sindaco”

Per non svalutare l'acqua pubblica: beviamola!

Degustazione in piazza: solo un terzo delle persone riconosce le differenze tra minerale e da rubinetto

A Milano, con solo dieci centesimi in più sulla bolletta dell'acqua, una famiglia di 3 persone potrebbe bere tutta l'acqua di cui ha bisogno per un mese intero, con una maggior spesa in bolletta pari a 10 centesimi in più e una riduzione di costi di 19 euro per mancati acquisti di acqua minerale: un risparmio del 99,5%. Ogni mese infatti in una famiglia italiana media di 3 persone paga 38 euro per l' acqua: di questa cifra la metà esatta è la spesa relativa al servizio pubblico (a Milano ancora meno, dal momento che la tariffa idrica meneghina è la più bassa d'Italia), il resto se ne va per acquistare 'acqua privata': 19 euro al mese regalati alle ditte imbottigliatrici quando invece potremmo risparmiare bevendo l'acqua del “Sindaco”. Questi i dati che Legambiente ha reso noti durante un banchetto in favore dell'acqua pubblica che si è svolto oggi a Milano. Insieme all'Università Bicocca infatti l'associazione ambientalista ha organizzato una simpatica degustazione al buio chiedendo ai cittadini di riconoscere tra l'acqua del rubinetto e quella in bottiglia. I risultati sono stati chiari: solo un terzo delle persone che hanno partecipato all'iniziativa ha saputo riconoscere le differenze tra i due tipi di acqua. E a conferma della bontà dell'acqua pubblica l'Università Bicocca ha effettuato delle analisi in diretta grazie ad un semplicissimo kit utilizzabile da ogni cittadino a casa propria. Eppure nonostante l'acqua del rubinetto sia quasi ovunque buona e garantita, nel 2009 in Italia sono stati consumati 193 litri pro capite di acqua in bottiglia.

“Ogni giorno con le nostre azioni possiamo impegnarci a sostenere il diritto di tutti ad avere acqua pubblica e di buona qualità”. – dichiara Lorenzo Baio di Legambiente Lombardia – “Quando al supermercato scegliamo di comprare le minerali in bottiglia infatti, dobbiamo ricordarci cosa comporta questa scelta verso l'ambiente. La precettazione delle sorgenti ad altri usi, il trasporto su gomma, la produzione dei contenitori in plastica, sono tutte conseguenze anche delle nostre azioni. Inoltre paghiamo una tassa volontaria per l'acqua privatizzata. Tendiamo a dimenticare invece che nelle nostre case sgorga già una risorsa ottima e controllata che oltre per gli usi domestici può essere tranquillamente bevuta”.

Il settore idrico necessita di forti investimenti, non solo per continuare a garantire acqua di buona qualità a tutti i rubinetti, ma soprattutto perchè l'Italia, rispetto al resto d'Europa, accusa una gravissima arretratezza nel settore fognatura e depurazione.

“In questo ritardo si annida l'origine dei più gravi inquinamenti delle acque di fiumi, laghi e falde acquifere, che ci espongono a rischi sanitari e a pesanti sanzioni comunitari – denuncia Barbara Meggetto, direttrice di Legambiente Lombardia – noi reclamiamo un atteggiamento responsabile nei riguardi dell'acqua, un bene comune che in Italia continua ad essere minacciato dall'inquinamento. Ognuno deve fare la sua parte: i consumatori/utenti, le aziende idriche e le autorità pubbliche che devono svolgere con più rigore le funzioni di programmazione e i controlli”

L'iniziativa di oggi è servita anche a sensibilizzare i cittadini ad andare a votare Sì ai referendum sull'acqua e sul nucleare. Un appuntamento fondamentale che Legambiente promuoverà in particolare nella manifestazione nazionale del 26 marzo a Roma.



mercoledì 16 marzo 2011

Nucleare italiano? Legambiente scrive ai governatori delle Regioni del nord: serve una piattaforma comune per difendersi da decisioni imprudenti "Il

Milano, 16 marzo 2011

Comunicato stampa


Con una lettera aperta a firma di Lorenzo Frattini, Damiano Di Simine, Marialuigia Schellino e Michele Bertucco, rispettivamente responsabili regionali di Legambiente Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto, l'associazione ambientalista ha scritto oggi a tutti e quattro i governatori delle regioni padane per sollecitarli a una presa di posizione comune, che faccia presente l'insostenibilità di qualsiasi scelta che porti installazioni nucleari nella conca del Po.

"A Errani, Formigoni, Cota e Zaia chiediamo di tramutare in piattaforma comune la contrarietà e le perplessità tecniche da loro espresse, in più occasioni e con accenti diversi, sulla disponibilità del loro territorio ad ospitare centrali nucleari: siamo l'area più popolosa del Paese, ma anche quella più sensibile agli effetti dell'inquinamento atmosferico per le caratteristiche geografiche e climatiche del catino padano. La scelta nucleare poi non rientra tra le priorità della programmazione energetica delle nostre regioni, che sono già più che autonome sulla generazione elettrica: si tratta di un costo e di un rischio ambientale di cui possiamo e dobbiamo fare a meno, puntando su efficienza e sviluppo delle fonti rinnovabili"

Legambiente chiede inoltre ai presidenti delle quattro regioni di farsi promotori della partecipazione al voto nel referendum di giugno, che avrà al centro proprio il tema delle scelte nucleari.



L'Ufficio stampa Legambiente Lombardia 0287386480 - 3491074971



di seguito riportiamo il testo della lettera apera: "OPZIONI STRATEGICHE IN MATERIA DI GRANDI INVESTIMENTI ENERGETICI NEL NORD ITALIA – LETTERA APERTA ai presidenti delle regioni padane"

"Illustrissimi Presidenti,

quanto sta avvenendo in queste ore in Giappone scuote le coscienze e desta un allarme che spinge gran parte delle nazioni-guida dell'economia globale a rivedere i propri programmi nucleari.

Sono pochi i Paesi, tra cui l'Italia, le cui classi dirigenti hanno finora dichiarato di non voler tener conto di questo sentire comune, bollandolo come futile ondata emotiva.

Non ci sentiamo onorati da una simile distintiva condotta, che ci pare imprudente in modo inutilmente ideologico -alla luce del fatto che l'Italia non è nella condizione di dover tutelare alcun investimento nucleare attuato- e poco ispirata a realismo istituzionale, dal momento che non è verosimile che la medesima ondata emotiva non pesi sulla disponibilità da parte delle comunità locali ad accettare localizzazioni di centrali nucleari nel loro territorio.

Ci rivolgiamo a Voi poiché è inevitabile che l'accaduto stringa il campo delle localizzazioni di potenziali siti nucleari verso le nostre quattro regioni, considerato che la Pianura Padana rappresenta l'area con minori profili di rischio sismico. Siamo convinti che le quattro regioni del Po saranno chiamate ancora una volta a condividere una sorte comune: crediamo che dipenda anche dalla Vostra determinazione se questa sorte potrà trasformarsi in protagonismo responsabile nell'orientamento di scelte strategiche della programmazione energetica, riconoscendo il ruolo economico e geopolitico che Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte esercitano alla scala nazionale e sovranazionale.

Voi tutti in più occasioni avete dichiarato, seppur con accenti diversi, che l'opzione nucleare non corrisponde in alcun modo a una priorità nell'orizzonte degli investimenti energetici; questo sia perchè nell'ultimo decennio sono giunti a maturità potenziamenti e ammodernamenti dell'infrastruttura di generazione elettrica, con utilizzo di fonti tradizionali in unità di nuova e molto più efficiente concezione, sia perchè stiamo assistendo ad una straordinaria vitalità delle imprese operanti nel settore delle fonti rinnovabili, reclamate dal mercato, pur dipendendo ancora in parte da incentivi che il Governo ha recentemente (e incomprensibilmente!) messo in discussione.

Voi tutti siete altrettanto consapevoli del fatto che la Pianura Padana non è un contesto idoneo ad accogliere nuove fonti emissive di inquinamenti: le condizioni climatiche sono infatti le più sfavorevoli, per il ricorrente confinamento di inquinanti nella bassa atmosfera. Questa ben nota dinamica atmosferica non sarebbe differente in presenza di fonti emissive di tipo nucleare: i rilasci di particelle radioattive, a seguito di incidenti anche molto più lievi di quello che si sta verificando in Giappone, e perfino quelli connessi all'ordinario esercizio di una centrale, provocherebbero nel catino padano esposizioni più gravi e persistenti, non potendosi fare affidamento sulla dispersione operata da correnti atmosferiche. Inoltre non possiamo nasconderci che la Pianura Padana costituisce una delle maggiori concentrazioni demografiche d'Europa: la Lombardia ha una densità di popolazione molto più alta di quella dello stesso Giappone, e più in generale i 24 milioni di abitanti che vivono nelle nostre quattro regioni sono concentrati su un territorio in cui non è ragionevole prevedere procedure di sicurezza ed evacuazione di ampia scala, in caso di inconvenienti o incidenti gravi. Non da ultimo l’area padana rappresenta anche una delle aree più vocate del paese alla produzione agricola, ricca di prodotti tipici conosciuti in tutto il mondo, e non potrebbe sopportare gli effetti di ricadute anche piccole di sostanze radioattive.

Per quanto detto, vi chiediamo di prendere atto della oggettiva irragionevolezza di qualsiasi prospettiva di localizzazione di centrali nel nostro territorio.

Saremmo felici che una simile posizione venisse assunta congiuntamente, entro un tavolo interregionale, superando le diversità di orientamenti politici per anteporvi l'interesse dell'intera comunità dei cittadini e delle imprese lombarde, venete, piemontesi ed emiliano-romagnole, e che venisse autorevolmente spesa nei riguardi delle altre regioni e del Governo italiano.

Crediamo che ciò sarebbe estremamente utile a contenere le inquietudini che agitano le nostre comunità, e che inoltre fornirebbe al mondo delle imprese un importante segnale di fiducia nella volontà di proseguire con determinazione verso gli investimenti in fonti rinnovabili, gli unici che, insieme agli investimenti in efficienza energetica, stanno dimostrando di poter conseguire, già nel breve e medio periodo, risultati ben superiori a quelli che il nuclere promette solo a lungo termine e a costo di rilevantissimi rischi per la salute e l'ambiente.

Confidiamo in un vostro ruolo attivo e protagonista nella vicenda energetica italiana, e auspichiamo che vorrete farlo anche attraverso l'invito all'esercizio della partecipazione democratica, da estendere ai tutti i cittadini in vista della consultazione referendaria che ha al centro proprio il tema delle scelte energetiche del nostro Paese.

Con l'occasione porgiamo cordiali saluti.

Lorenzo Frattini Presidente Legambiente Emilia Romagna

Damiano Di Simine Presidente Legambiente Lombardia

Marialuigia Schellino Direttore Legambiente Piemonte-Valle d'Aosta

Michele Bertucco Presidente Legambiente Veneto"

lunedì 14 marzo 2011

Giornata Mondiale dell'Acqua 2011

Sabato 19 marzo

Giornata Mondiale dell'Acqua 2011

Dalle 10.00 alle 15.00 in Piazza Argentina
(corso Buenos Aires - MM1-2 Loreto)

Legambiente Lombardia e lo Zooplantlab dell'Università Bicocca scendono ancora una volta in piazza per confermare che è diritto di tutti avere acqua di buona qualità nelle nostre abitazioni, ma un dovere di tutti preservarla e usarla con senso civico.

Una giornata in allegria con:

giochi di "degustazione dell'acqua al buio"
semplici analisi per valutare la durezza dell'acqua

Sarà occasione per discutere e raccogliere informazioni sui referendum dell'acqua e contro il nucleare che ci terranno impegnati fino al 12 giugno.

Accorrete numerosi!!!

Per informazioni:
Lorenzo Baio - Legambiente Lombardia
e-mail: l.baio@legambiente.org
web: www.legambiente.org
tel.: 02 87386480

L'evento non si terrà in caso di pioggia

Sapere il fiume

mercoledì 9 marzo 2011

LA QUALITA’ DELLE ACQUE LOMBARDE E COME TUTELARLA ATTRAVERSO IL TRATTAMENTO DEI REFLUI URBANI

Lunedì 21 marzo 2011 ore 10,00
Sala Pirelli, Via Fabio Filzi, 22 – Milano

Workshop promosso dal
Comitato Paritetico di Controllo e Valutazione
del Consiglio regionale

PROGRAMMA
ore 10,00 Registrazione partecipanti e caffè di benvenuto
ore 10,30 Saluti e introduzione
Franco NICOLI CRISTIANI- Vice Presidente del Consiglio regionale della Lombardia
oRE 10,45 LA QUALITÀ DELLE ACQUELOMBARDE E LO STATO DI ATTUAZIONE DELLA DIRETTIVA EUROPEA 91/271
Alessandro ALFIERI Presidente del Comitato Paritetico di Controllo e Valutazione
ore 11,10 Marcello RAIMONDI - Assessore all’Ambiente di Regione Lombardia
ore 11,30 Dibattito coordina Carlo SAFFIOTI- Presidente della VIII Commissione

INTERVERRANNO RAPPRESENTANTI DI:
PROVINCE, COMUNI, AUTORITÀ D’AMBITO, GESTORI DEL SERVIZIO IDRICO, CONSUMATORI E UTENTI
ore 12,15 Conclusioni- Roberto PEDRETTI- Componente del Comitato Paritetico di Controllo e Valutazione

venerdì 4 marzo 2011

Referendum nucleare ed acqua

Giovedì 3 marzo presidio a Roma in piazza Montecitorio per chiedere che referendum ed elezioni amministrative si svolgano nello stesso giorno.
Poco più di un mese fa la Corte costituzionale ha ammesso i quesiti referendari per la ripubblicizzazione dell'acqua e contro il nucleare. A questo punto il Governo deve indire le date in cui i cittadini italiani saranno chiamati a votare.
Per questo, Giovedì 3 Marzo, saremo davanti a Montecitorio per chiedere che la tornata referendaria sia accorpata a quella delle elezioni amministrative che con ogni probabilità si realizzeranno entro Maggio.
Riteniamo che questo sia doveroso per almeno due motivi: in primo luogo perché sia garantita la partecipazione democratica a scelte fondamentali per la vita di questo paese e che non venga usata come una clava la strategia del silenzio e dell'astensionismo.
In secondo luogo ci sembrerebbe ingiustificabile in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo che vengano indetti tre appuntamenti elettorali nel giro di un mese e mezzo con l'aggravio della spesa pubblica. Infatti sganciare i referendum dalle elezioni amministrative costerebbe alla collettività più di 400 milioni di euro.
Per questo chiediamo a tutti i movimenti sociali per la difesa ambientale e dei beni comuni, alle realtà sindacali ed associative di unirsi a noi ed aderire a questa richiesta. Perché vogliamo chiedere che vengano garantiti i diritti di tutti e che non si speculi politicamente facendo pagare i cittadini e le cittadine.


Si per l'acqua bene comune. Si per fermare il nucleare.


Comitato Referendario 2 Sì per l'Acqua Bene Comune
Comitato "Vota si per fermare il nucleare"

giovedì 3 marzo 2011

VOTA SI' AI REFERENDUM PER L’ACQUA BENE COMUNE!

26 marzo 2011

Ore 14.00 - Piazza della Repubblica

Manifestazione nazionale a Roma

VOTA SI' AI REFERENDUM PER L’ACQUA BENE COMUNE!

SI' per fermare il nucleare, per la difesa dei beni comuni,

dei diritti, della democrazia

Seminario "Interventi idraulici ittiocompatibili: linee guida"

10/03/2011 / Regione Lombardia, Sala Convegni 1

Opere idrauliche nel rispetto dell'ittiofauna: i risultati di un progetto di ricerca regionale

Un seminario per presentare i risultati del progetto di ricerca "Definizione di metodologie per la progettazione, la realizzazione e la gestione di opere ed interventi idraulici ittiocompatibili - PROITTIO", realizzato da Graia S.r.l. - Gestione e Ricerca Ambientale Ittica Acque - con il contributo delle Province di Bergamo, Brescia, Como, Milano, Varese, e la supervisione scientifica del prof. Giuseppe Crosa dell'Università degli Studi dell'Insubria.
Le attività sperimentali hanno affrontato gli effetti sull’ittiofauna delle diverse tipologie di interventi artificiali sui corsi d’acqua lombardi, per individuare come minimizzare tali impatti sia in fase di cantiere che di esercizio.

L'approfondito dettaglio delle attività di ricerca è disponibile nel volume n. 125 della collana "Quaderni della Ricerca", che contiene le linee guida.

Il programma degli interventi è disponibile in allegato.

Per informazioni e conferma della partecipazione: info@graia.eu

SICCITA’: SCORTE IDRICHE AI MINIMI STORICI, MANCANO 2 MILIARDI DI METRI CUBI D’ACQUA

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