giovedì 28 ottobre 2010

«Non uccidete il Ticino per salvare Milano»

PAVIA. Salvate Milano ma non uccidete Pavia: la presidente del Parco del Ticino, Milena Bertani, lo ha scritto al governatore Roberto Formigoni e al sindaco di Milano Letizia Moratti. «Uno scolmatore sul Seveso affogherebbe il Ticino nei veleni della metropoli». La lettera di Milena Bertano è dura: Milano non decida sulla deviazione dei suoi fiumi troppo inquinati senza consultare Pavia: i veleni che scendono a valle dall’area metropolitana sono già troppi, aggiungerne altri con un nuovo canale scolmatore darebbe il colpo di grazia al “fiume azzurro”. A rischio, scrive il presidente del Parco del Ticino, non c’è solo un fiume, ma il tessuto economico che attorno ad un fiume sostanzialmente integro si è sviluppato. Il caso che contrappone il Parco del Ticino al Comune di Milano e alla Regione è il progetto per un nuovo scolmatore che raccolga le acque del bacino del Seveso e dell’Olona (a nord della metropoli) e le convogli verso il Ticino per evitare che, ad ogni pioggia, i quartieri a nord di Milano finiscano sott’acqua. «Il canale scolmatore di nord-ovest, da decenni, è oggetto di attenta valutazione del Parco - scrive il presidente Milena Bertani -. E’ la causa di un significativo impatto ambientale sull’ecosistema fluviale e, conseguentemente, sull’uso sociale del Parco. Per tali ragioni il problema della qualità delle acque del Ticino non ha mai potuto limitarsi ad indagare solo agli aspetti chimico-fisico ma ha sempre tenuto in debito conto quali attività umane legate alla fruizione del fiume avrebbero potuto essere compromesse da fattori di inquinamento». Il riferimenro non è solo alla pesca, ma anche alla balneabilità del fiume e a tutte le attività connesse al turismo fluviale ed eco-sostenibile. Attività messe a rischio dall’inquinamento che arriva dall’aera milanese. «A seguito dei controlli effettuati dalle autorità competenti ed al monitoraggio sulla qualità delle acque del Ticino condotto negli ultimi anni dal Parco - conferma la lettera del presidente Bertani - è emerso che le acque provenienti dal canale derivante dal bacino Seveso-Olona sono la più importante causa di degrado del Ticino. Questo dato è stato riscontrato più volte ed è stato rilevato fino alla città di Pavia ed alla confluenza con il Po». La richiesta a Regione e Comune di Milano è chiara: «Appreso che sono in corso analisi e studi finalizzati a verificare la possibilità di salvaguardare Milano dalle piene causate dal torrente Seveso convogliando, nei momenti di crisi, i volumi di acqua in eccesso dai bacini citati in Ticino, si ritiene importante segnalare che qualsiasi ipotesi di intervento debba essere preventivamente concordata e definita con il nostro ente». -

Fonte: la Provincia Pavese — 25 ottobre 2010 articolo di Stefano Romano

mercoledì 27 ottobre 2010

Convegno Po Net

Venerdi 29 ottobre 2010, dalle ore 9.00 alle 13.00 presso la Biblioteca Civica di Sannazzaro dè Burgondi, via Mazzini 80 - Sala Lunghi (piano terra) si terrà il Convegno "In rete per il Po" per presentare i risultati del progetto Po-net. Leggi l'invito

Acqua, Giunta Lombardia: "Resta un bene pubblico"

E' stato approvato il progetto di legge per la riforma del servizio idrico integrato. Adesso, il testo dovrà passare all'esame del Consiglio regionale. Ma sono già scattate le poelmiche e il 13 novembre ci sarà una protesta al Pirellone.

Milano, 26 ottobre 2010 - Via libera della Giunta regionale della Lombardia al progetto di legge per la riforma del servizio idrico integrato. Il testo, che adesso dovrà passare all’esame del Consiglio regionale, prevede che, come spiega una nota del Pirellone, l’acqua rimanga pubblica, che le tariffe non aumentino, che le Province assumano le competenze delle ex Aato (Autorità di Ambito Territoriale Ottimale) e che i Comuni vadano ad acquisire un ruolo fondamentale nella Consulta nella quale saranno inseriti.

L’assessore regionale all’Ambiente, Marcello Raimondi ha spiegato: "Con l’approvazione di questo progetto di legge in Lombardia l’acqua resta un bene pubblico. Chi dunque grida a un presunto ‘scandalo privatizzazione’ altro non fa che seminare falsi allarmi". Sulla riforma, l’assessore ha specificato che "il testo approvato è il frutto di un lungo confronto con i Comuni e le Province durato tutta l`estate".

LA PROTESTA - I consiglieri regionali del Pd, Luca Gaffuri e Fabrizio Santantonio, bocciano la riforma del servizio idrico integrato approvata oggi dalla Giunta regionale della Lombardia. "Una legge così deve essere cambiata profondamente - hanno detto i due esponenti della minoranza -. A partire dal fatto che non è vero che i Comuni vanno ad acquisire un ruolo di fondamentale importanza nell’ambito della Consulta, soprattutto rispetto a prima. Non solo, cioè, i Comuni non hanno più potere, ma perdono la titolarità del servizio idrico integrato". C’è poi un secondo aspetto: "il modello di governo previsto dal nuovo soggetto, l’Ufficio d’ambito della Provincia, non è sufficientemente rappresentativo delle realtà territoriali". Per questo motivo Gaffuri e Santantonio chiedono che "vengano tutelati gli affidamenti gestionali già effettuati".

I Comitati Acqua della Lombardia, con il sostegno della Cgil Lombardia, protesteranno il prossimo 13 novembre davanti al Pirellone a Milano. Roberto Fumagalli del Coordinamento dei Comitati Acqua della Lombardia ha spiegato: "Il progetto di legge approvato dalla Giunta regionale di fatto consegnerà ai privati la gestione dell’acqua di tutta la Lombardia". "La verità - ha continuato Fumagalli - è che l’affidamento della gestione dei servizi idrici avverrà secondo i dettami del Decreto Ronchi, cioè tramite gara europea o tramite società miste pubblico-private, quindi di fatto sarà una vera e propria svendita degli acquedotti ai privati e alle multinazionali. Inoltre le competenze in materia di servizio idrico vengono consegnate alle Province (ma resta l’Ato della citta’ di Milano) e pertanto sottratte ai Comuni, i quali si dovranno accontentare di esprimere un parere alla loro Provincia".

Fonte: Il Giorno - 26/10/2010

Regione, svolta per l’acqua «Gestione a Provincia e privati»

Il piano tariffario prevede un ritocco di due centesimi. Podestà: crollo entrate, a noi i ricavi del bollo auto

MILANO - Addio acqua del sindaco. Il decreto Ronchi sulla liberalizzazione dei servizi pubblici sta per entrare in Lombardia. Il servizio di erogazione dell’acqua finirà nelle mani di tante società miste, controllate al 60% dalle singole Province. Le restanti quote azionarie saranno però messe sul mercato attraverso gare pubbliche, con la possibilità, tutt’altro che remota, che anche i privati entrino nel business dell’acqua. La liberalizzazione è pronta. La Regione Lombardia approverà in giunta prima dell’estate la nuova legge che recepirà le direttive del decreto Ronchi. Materia complicata, quella della gestione e dell’erogazione dell’acqua dei rubinetti. Il quadro legislativo è complesso e in continua mutazione. C’è il decreto Ronchi, ma c’è anche la bocciatura arrivata dalla Corte costituzionale alla precedente legge regionale. Un vuoto normativo a cui il Pirellone porrà rimedio già nelle prossime settimane. Ieri l’assessore all’Ambiente Marcello Raimondi ha incontrato i presidenti delle province lombarde per concordare le linee-guida della prossima legge regionale.

Lo schema di partenza è confermato: ci sarà un soggetto gestore, la Provincia, che sostituirà gli Ato, le agenzie territoriali destinate a immediata scomparsa, e ci sarà poi un soggetto erogatore. La liberalizzazione imposta da Ronchi interverrà proprio qui: si creeranno, in pratica, tante società miste controllate dalle singole Province che dovranno però affidare, attraverso gara pubblica, la gestione del restante 40% del pacchetto azionario. L’opposizione di centrosinistra è scettica. «L’acqua – dice il capogruppo pd in provincia Matteo Mauri – è un bene raro e da preservare. Oggi più che mai deve diventare un diritto universale da garantire a ciascun individuo e in quanto tale non deve essere soggetto alle dinamiche di mercato e il suo servizio non deve essere determinato esclusivamente dall’incontro di domanda e offerta. Vigileremo e faremo la nostra parte fino in fondo per impedire che si privatizzi una risorsa così preziosa».

Anche in Comune ieri s’è parlato di acqua e dei suoi costi. Dopo l’aumento di sei centesimi al metro cubo (da 0,54 a 0,60) decisa settimana scorsa, il piano tariffario prevede un ulteriore ritocco di due centesimi per l’anno prossimo. «Ma nel 2027 – hanno assicurato l’assessore al Bilancio Giacomo Beretta e il rappresentante dell’Ato – l’acqua milanese costerà soltanto 0,72 centesimi». Soddisfatto il verde Enrico Fedrighini: «Il piano di investimenti sulla rete idrica pubblica milanese presentato in Commissione rappresenta una risposta credibile alle spinte legislative della Regione verso la privatizzazione del settore». Dall’acqua alle auto. Ieri i presidenti della Province lombarde si sono incontrati a Palazzo Isimbardi per parlare (anche) degli effetti della manovra di Tremonti. Al governo chiedono per il futuro fonti d’entrata certe e stabili. La riscossione del bollo auto, per esempio, da sfilare alle Regioni e da affidare alle Province. «Il bollo auto – ha spiegato il presidente milanese Guido Podestà – ci consentirebbe di modulare i nostri interventi su un gettito costante».

Fonte: sito www.acquabenecomuneverona.org articolo di Andrea Senesi - 27 luglio 2010

venerdì 22 ottobre 2010

Stati Generali del Parco Media Valle Lambro

20 e 23 ottobre 2010: ABBIAMO UN PARCO IN COMUNE.
Sarà un momento di dibattito e di confronto sui primi cinque anni di progettazione, strutturazione e realizzazione del Parco Media Valle Lambro, sul suo futuro e sul ruolo strategico che quest'area può svolgere nello sviluppo ambientale e territoriale della città metropolitana milanese.
Hanno aderito all'iniziativa i comuni di Brugherio, Cologno Monzese, Sesto San Giovanni, Milano e Monza, le province di Milano e di Monza Brianza, la Regione Lombardia, i Parchi regionali e i Plis, le associazioni ambientaliste e i principali attori territoriali.
La vostra partecipazione sarà molto gradita, come la promozione che vorrete fare all'iniziativa.
Per maggiori informazioni, visitate il sito del Parco: www.pmvl.it

Scarica il volantino

NUOVO CEMENTO NEL LAMBRETTO

Da alcune settimane il Lambretto, nel tratto che scorre all’inizio di via Aliprandi, è oggetto di un intervento di manutenzione straordinaria delle sponde e dell’alveo. Non si tratta, in questa occasione, di un intervento di pulizia, ma di posa sul fondo di grossi massi in pietrame cementati tra di loro.“Questo è un pesante intervento”, denuncia Atos Scandellari, presidente del Circolo Legambiente di Monza, “che altera le caratteristiche ambientali ed idrauliche del nostro corso d’acqua”.


I lavori prevedono il riempimento dell’abbassamento dell’alveo, eseguito dalle acque del fiume sotto la cascata, la posa di grosse pietre di fiume e il loro consolidamento per mezzo di una deposito uniforme di cemento. Il tutto per circa 50 metri di alveo.“Il livellamento dell’alveo sotto la cascata” prosegue Atos Scandellari “elimina un importante avvallamento del fondo nel quale, durante i periodi di magra, molti pesci potevano sopravvivere. La cementificazione del fondo: riduce la sezione netta dell’alveo entro cui viene contenuta l’acqua nei momenti di piena; permette all’acqua del fiume di mantenere tutta l’energia, acquistata lungo la cascata, per poi scaricarla sotto i ponti di Monza; inoltre non si sa per quanto tempo il fondo cementificato possa resistere agli stress derivanti dall’azione dell’acqua e del gelo. Temiamo che ad opera ultimata i margini di sicurezza idraulica del fiume, in quel tratto, possano essere inferiori rispetto agli attuali”.
Altri lavori sono stati eseguiti, quest’anno, dall’Autorità di Bacino del PO, lungo il Lambro a Monza (via Boccaccio e via Ghilini), ma con tecniche diverse che utilizzano pietrami squadrati, incastrati tra di loro, ma non cementificati; questo sistema è considerato, dai tecnici del settore, come meno impattanti perchè permette all’acqua di permeare, alle piante di crescere negli interstizi ed agli animali acquatici di nascondersi e di riprodursi.

Fonte: Comunicato stampa del circolo Legambiente di Monza - 18.10.2010

martedì 19 ottobre 2010

Convegno "Strategie di adattamento al cambiamento climatico"

Sviluppi e prospettive per il territorio transfrontaliero.

Sala convegni, 1 Regione Lombardia, via Pola, 12
26 ottobre 2010 - Milano


Scarica il volantino

Ecosistema Urbano 2010

Milano, 18 ottobre 2010

Comunicato stampa


Sempre più in basso le prestazioni ambientali delle Lombardia:

nessuna città compare tra le prime venti posizioni della classifica


Milano scivola al 63° posto


E' tracollo ambientale delle città lombarde: con l'eccezione delle piccole Sondrio e Lodi, infatti, tutti i capoluoghi di provincia vedono peggiorare il proprio “eco-rating” e nessuna compare più nelle prime venti posizioni della XVII edizione dell'annuale ricerca di Legambiente e Ambiente Italia sullo stato di salute ambientale dei comuni capoluogo italiani realizzata con la collaborazione editoriale del Sole 24 Ore. Bisogna scorrere fino al 21esimo posto per incontrare Mantova e al 23esimo per Cremona che comunque segnano una flessione rispetto al 2009 perdendo 10 posizioni la prima e 4 la seconda. Ma è tutta la Lombardia a retrocedere. Nonostante i lievi miglioramenti, continua a tirare una pessima aria a Milano, che peggiora in tutti gli indici della qualità dell'aria e in particolare per le concentrazioni di Ozono (60 giorni di superamento, erano 41 lo scorso anno) e si attesta al 63esimo posto perdendo ben 17 posizioni. L'istantanea dalle prime 20 posizioni della classifica su 103 città Italiane è impietosa: 5 posizioni occupate da capoluoghi emiliano – romagnoli, 3 città toscane, 2 piazzamenti ciascuno per Piemonte, Veneto, Trentino Alto Adige, Liguria e Friuli Venezia Giulia, 1 per Valle d'Aosta e Campania. Zero per la Lombardia.

“Da troppo tempo le nostre città hanno smesso di competere sulle prestazioni ambientali – dichiara Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia – ma, se è vero che le città riverberano i cambiamenti del territorio, allora i dati devono far riflettere: è la Lombardia ad accusare un crescente torpore. Questa regione non riesce a darsi una strategia di sviluppo, gli investimenti pubblici si consumano in progetti autostradali di cui non si vede la fine mentre nel settore privato a far da padrone sono la rendita immobiliare e il commercio: la capitale industriale d'Italia fa la fila alle casse dei grandi centri commerciali, che non producono sviluppo né occupazione ma svuotano d'interesse le città, trasformandole in dormitori”.

La Lombardia conferma dunque un sostanziale peggioramento per la qualità ambientale delle nostre città. Anche Pavia, l'anno scorso tra le prime 20, è costretta a lasciare sul terreno 14 posizioni finendo al 34esimo posto: colpa degli eccessivi consumi energetici e dei rifiuti, che Pavia produce in sovrabbondanza con una raccolta differenziata fortemente deficitaria. Varese si ferma a metà classifica (50ma), penalizzata da una mobilità insostenibile e da un acquedotto che perde un terzo dell'acqua distribuita. Maluccio anche Brescia, al 51° posto, con una qualità dell'aria disastrosa, una produzione di rifiuti da record e una dotazione di isole pedonali quasi inesistente. A guadagnare qualche posto in classifica sono invece Bergamo che dalla 41° posizione sale alla 38esima e Lodi che scala 17 posizioni, arrivando al 43esimo posto. Rovinosa la caduta di Lecco, che crolla al 79° posto, fortemente penalizzata dalla inefficienza del proprio sistema di depurazione delle acque e da un sistema di trasporto pubblico poco performante. Fanalino di coda si conferma Como, pur recuperando 4 posizioni rispetto al 2009, alla posizione 82 della classifica. Tra le pochissime eccellenze, spiccano una prima posizione nazionale di Milano, tra le metropoli italiane, per l'offerta di trasporto tra le grandi città, di Lodi per l'efficienza del suo acquedotto (solo il 10% di perdite di rete), e una seconda posizione nazionale di Cremona per quanto riguarda il fotovoltaico installato sugli edifici pubblici. In generale, le città lombarde hanno fatto un buon lavoro sulla depurazione idrica, ovunque con percentuali di utenze allacciate ai depuratori superiori al 95%, ad eccezione dei due capoluoghi lariani. Per il resto i piazzamenti sui diversi indicatori che compongono il punteggio finale sono un campionario di mediocrità, in cui anche le prime classificate tra le lombarde emergono non per le loro eccellenze, ma perchè, in buona sostanza, si barcamenano.

“C'è bisogno di un rilancio complessivo delle politiche per le città – conclude Di Simine - i capoluoghi devono diventare centri propulsivi per agganciare la Lombardia alle grandi sfide della Green Economy. Se in passato il rating ambientale delle città era una classifica di settore, oggi i piazzamenti nella classifica di Ecosistema Urbano sono un termometro dell'aspettativa di sviluppo e di rilancio dell'economia regionale oltre che del benessere urbano”.


Le prime tre della classifica nazionale

Pos

Città


2009

dif

1

Belluno

71,48%

1

2

Verbania

70,41%

-1

3

Parma

67,48%

0


La posizione delle città lombarde nella classifica nazionale

Pos

Città


2009

dif

21

Mantova

57,56%

11°

-10

23

Cremona

57,26%

19°

-4

34

Pavia

54,00%

20°

-14

35

Sondrio

53,41%

73°

+ 38

38

Bergamo

52,84%

41°

+ 3

43

Lodi

51,79%

60°

+17

50

Varese

50,81%

35°

-15

51

Brescia

50,69%

48°

-3

63

Milano

48,18%

46°

-17

79

Lecco

44,69%

30°

- 49

82

Como

42,27%

86°

+4

Fonte: Legambiente, Ecosistema Urbano (Comuni, dati 2009)

Elaborazione: Istituto di Ricerche Ambiente Italia


L'Ufficio stampa Legambiente Lombardia

02 87386480 – 349 1074971

lunedì 18 ottobre 2010

A MELEGNANO GRANDE GIORNATA DI VOLONTARIATO AMBIENTALE CON TIMBERLAND

COMUNICATO STAMPA Melegnano, 18 ottobre 2010

Una vera “festa dell’albero” giovedì 21 ottobre grazie al sostegno di una grande sponsor.
Dopo il grande successo dell’Earth Day di aprile scorso e la giornata di “Puliamo il Mondo”, nel corso delle quali si sono raccolte tonnellate di rifiuti dalle sponde del Lambro, il Circolo Legambiente Arcobaleno, il WWF Sud Milano e Timberland tornano lungo le sponde del fiume giovedì 21 ottobre per la piantumazione di 2000 nuovi alberi.
Il lavoro di piantumazione conclude il progetto di riqualificazione della zona del fiume - parte dell’oasi urbana WWF di Montorfano – duramente colpita dallo sversamento di idrocarburi del febbraio scorso.



Il ritrovo alle 9 è sul piazzale del parcheggio del cimitero di Melegnano, lungo la via Emilia e i lavori termineranno intorno alle 17.
L’appuntamento con i volontari di Timberland - dipendenti, fornitori, volontari o semplici sostenitori del brand – insieme ai volontari di Legambiente e WWF Sud Milano è aperto a tutti coloro che vorranno dare una mano a mettere a dimora le 2000 piante per la città di Melegnano.

Il circolo Legambiente Arcobaleno
3355476520

venerdì 15 ottobre 2010

Operazione Martesana

24 ottobre 2010 - ore 9.30

Giornata di volontariato per la pulizia del tratto milanese del Naviglio Martesana. Tutta la cittadinanza è invitata.

Per sapere i punti precisi, scarica la locandina.

V Tavolo Nazionale dei Contratti di Fiume - La Carta Nazionale dei Contratti di Fiume

Regione Lombardia, in collaborazione con Regione Piemonte, Autorità di Bacino del Fiume Po, il Gruppo di Lavoro del Coordinamento Nazionale dei Parchi Fluviali e il Gruppo di Lavoro Nazionale dei Contratti di Fiume delle Agende 21 Italiane, organizza il V Tavolo Nazionale dei Contratti di Fiume dal titolo:

Governance e Partecipazione parole chiave per la riqualificazione dei bacini fluviali

Il V Tavolo, in programma il prossimo 21 ottobre a Milano, sarà un'importante occasione per confrontarsi sul Contratto di Fiume quale strumento per un'azione efficace di governance, a scala di bacino, dei sistemi paesistico-ambientali legati alle acque. Scarica l'invito.

Per maggiori informazioni e iscrizioni visitare la pagina web dedicata al convegno all’indirizzo: www.contrattidifiume.it

Redazione www.contrattidifiume.it
c/o IREALP, Istituto di Ricerca per l'Ecologia e l'Economia Applicate alle Aree Alpine
Area Marketing e Comunicazione
Via Roma, 10-12 - 23030 Chiuro (SO)
Telefono: (+39) 0342 483981
Fax: (+39) 0342 482490
E-mail: info@contrattidifiume.it

giovedì 14 ottobre 2010

La discesa del Lura

Prima operazione congiunta Legambiente saronno - Legambiente tradate

Domenica discesa in canoa del Lura.

Per la prima volta anche questo torrente, non difficile come acquaticità ma per come è stato sempre percepito, come fiume “sporco” ha mostrato il suo lato bello, è un torrente che, livello dell’acqua permettendo, può dare piacevoli momenti di canottaggio.

Da Lomazzo a Saronno (ma volendo anche da piu su) è tutto un susseguirsi di boschi, verde continuo, viaggiando lungo il torrente si acquista una dimensione unica, non sai piu dove sei.

E’ fondamentale che comuni ed ente parco mettano il massimo di energie per rendere l’acqua ancora piu pulita (numerosi i pesci incontrati) e germani e folaghe.

Insomma la natura del Lura, così come quella dell’Olona è pronta per rinascere, per riprendersi isuoi spazi che l’inciviltà dell’uomo aveva cancellato. Ora sta allo stesso uomo aiutare la Natura perché torni la vita, e, con l’ambiente pulito, anche le canoe.

Un grazie all’organizzazione di Saronno e ai tanti spettatori e stampa che ci hanno attesi all’arrivo.

domenica 10 ottobre 2010

Operazione Fiumi 2010 - Grande giornata di volontariato attivo a Orio Litta


Intervento di manutenzione di un tratto delle sponde del Lambro

Domani, 10 ottobre, h. 9.00 discesa in canoa del Lura

La terza giornata di Operazione Fiumi in Lombardia ha avuto per protagonisti i volontari del Cigno Verde, la Protezione Civile locale, l’amministrazione comunale di Orio Litta con il Sindaco Luigi Cappelletti in prima linea e il fiume Lambro. Oggi, infatti, è stata una grande giornata di volontariato attivo per la pulizia di un tratto delle sponde del Lambro, e i volontari di Legambiente hanno partecipato con entusiasmo. L’iniziativa, che ha visto anche la partecipazione della società civile, è stata realizzata questa mattina dal Circolo Legambiente il Quadrifoglio di San Colombano al Lambro e dall’equipaggio di Operazione Fiumi, la campagna di Legambiente e Dipartimento della Protezione Civile dedicata alla prevenzione del rischio idrogeologico.

I volontari si sono impegnati in un’opera di pulizia e monitoraggio di un tratto delle sponde del Lambro, nei pressi del Ponte di Mariotto, a circa un chilometro dalla confluenza del fiume con il Po. Sono stati raccolti e rimossi con l’ausilio di corde decine di sacchi di immondizia ordinaria e rifiuti speciali: bottiglie di vetro e di plastica, tubi, una rete, pezzi di ferro, una sedia, un tavolino, una stufa, lattine, grondaie, una batteria e copertoni, ma anche i resti di pranzi al sacco, come sacchetti di patatine, bicchieri e piatti di plastica. Sempre lungo questo tratto di argini è stato rinvenuto un deposito abusivo di calcinacci, mattoni, tegole e lastre in eternit. L’equipaggio di Operazione Fiumi ha, inoltre, liberato l’alveo del torrente da tronchi e arbusti rimasti a ostruire il defluire dell’acqua. Infatti anche questo tipo di materiale, portato dal fiume e lasciato ad ostruire la luce dei ponti, finisce per creare vere e proprie dighe, aumentando il rischio di esondazioni e i danni a cose e persone in caso di piena.

L’iniziativa è stata l’occasione non solo per svolgere una concreta azione di pulizia del corso d’acqua e delle sue aree golenali, elemento irrinunciabile nella prevenzione del rischio idrogeologico, ma anche un momento per riappropriarsi come cittadini di un’area sulla quale il Comune di Orio Litta si è attivato con importanti interventi di pulizia e manutenzione al fianco di Protezione Civile, Vigili del Fuoco, Carabinieri, Forestale, Provincia, Regione e Autorità di Bacino, in occasione dell’incidente che lo scorso 23 febbraio ha visto riversarsi nelle acque del Lambro una marea nera composta prevalentemente da olio combustibile, gasolio, idrocarburi e residui di produzione.

“Iniziative come quella realizzata oggi sulle sponde del Lambro – spiega Paola Tartabini, portavoce di Operazione Fiumi – sono fondamentali per mitigare il rischio idrogeologico e per operare nel rispetto dell’ambiente, realizzando una corretta gestione del territorio e del fiume. Anche le aree fluviali che appaiono pulite possono nascondere rifiuti abbandonati. E i rifiuti gettati lungo i corsi d’acqua, non solo danneggiano l’area fluviale, ma in caso di piena possono aumentare il rischio di esondazione di fiumi e torrenti. Ancora una volta, quindi, con Operazione Fiumi sottolineiamo lo stretto nesso che lega la manutenzione delle aste fluviali alla sicurezza dei cittadini. Perché un fiume più curato è un fiume più sicuro”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Pietro Domenichini, presidente il circolo Legambiente il Quadrifoglio di San Colombano al Lambro. Abbiamo scelto di realizzare questa iniziativa sul Lambro, proprio in località Mariotto, per mantenere alta l’attenzione su quanto è successo lo scorso febbraio – aggiunge Domenichini -. Con questa giornata di volontariato ambientale abbiamo voluto dimostrare quanto sia importante prendersi cura dell’ambiente e dei fiumi, ma anche aumentare la fruibilità dei nostri corsi d’acqua, per rendere le aree fluviali elementi aggreganti, per contribuire a far nascere una nuova mentalità e stimolare un corretto rapporto tra uomo e ambiente”.

Domani, domenica 10 ottobre in mattinata discesa in canoa del Lura, organizzata dal Circolo 10 ottobre - ore 09.00 discesa in canoa del torrente Lura, organizzata dai Circoli Legambiente di Saronno e Tradate. La discesa partirà da Cadorago e saranno percorsi 5 km da Rovello a Saronno. L'arrivo è previsto per le ore 12.00 circa presso il PONTE CICLABILE vicino allo IAL (Via C. Marx).

Ufficio Stampa Operazione Fiumi

Laura Genga 347 4126421

Ufficio Stampa Legambiente Lombardia

Mario Petitto 02 87386480 - 349 1074971

venerdì 8 ottobre 2010

Esplora il significato del termine: Una risorsa da proteggere con Olona e Lambro L’ emergenza Seveso va ricondotta a una serie di fattori concomitanti

L' emergenza Seveso va ricondotta a una serie di fattori concomitanti: 1) L' incremento delle portate di colmo dovute prevalentemente agli interventi di urbanizzazione, con la conseguente riduzione della capacità d' infiltrazione e del tempo di corrivazione; 2) Una tendenziale diminuzione della capacità di portata dei recapiti per ostruzioni, carenze manutentive, occupazioni d' alveo; 3) Una possibile maggior severità degli eventi meteorologici legati a mutazioni climatiche. Ricordo che almeno dalla metà degli anni ' 70 era attiva, presso il Comune di Milano, proprio una Commissione Seveso. E che, analogamente, si è sviluppato un progetto più ampio legato al complesso dei fiumi Lambro, Seveso, Olona. Le azioni possibili da intraprendere (al di là della loro difficoltà di realizzazione per una serie di problemi tecnici ma, soprattutto, politico-amministrativi, oltre che economici) non possono che essere mirate alla soluzione dei primi due aspetti, in primis attraverso la realizzazione di vasche volano o altre strutture che consentano la laminazione dei colmi di piena, rilasciando gradualmente i volumi idrici dopo il periodo critico di punta. Un esempio è quello realizzato dalla Provincia di Varese con lo sbarramento di Gurone sull' Olona. Analoghi provvedimenti potrebbero essere ripetuti, anche a scala minore, in tutte le situazioni di pericolo o disagio. Intervento non strutturale è, infine, lo sviluppo di un' adeguata catena di monitoraggio e allertamento idrometeorologico.

*docente di Idraulica Politecnico di Milano.

Fonte: Corriere della Sera - 7 ottobre 2010 - articolo di Orsi Enrico

Seveso, niente fondi per lo scolmatore solo interventi tampone contro le piene

Fumata grigia dal vertice dopo gli allagamenti che hanno messo in ginocchio la città

Anche il Lambro rimane a rischio: un progetto da 300 milioni di euro è fermo dal 2001

I soldi per un nuovo scolmatore, che risolverebbe tutti i problemi del Seveso, non ci sono e i finanziamenti bastano appena a far partire i primi interventi tampone. Il conto delle spese necessarie per risolvere il problema delle esondazioni è troppo caro e il tavolo tra Regione, Provincia e Comune partito a Palazzo Isimbardi per affrontare la questione è dovuto ricorrere a soluzioni più economiche. La Regione ha messo sul piatto 8,8 milioni di euro, gli unici subito disponibili, e ha chiesto un prestito di 14 milioni all’Aipo, l’agenzia interregionale per il Po. Soldi che bastano appena a far cominciare il complesso piano d’intervento per tutta la rete, tornato d’attualità dopo il clamoroso allagamento di settembre che bloccò il quartiere di Niguarda e causò la chiusura di tre stazioni della metropolitana.

Nella riunione non si è però parlato solo di finanziamenti. Due sono i progetti messi in campo per iniziare a sbrogliare la matassa: un ampliamento del 20 per cento della capacità dello scolmatore nord ovest e la costruzione di una cassa di espansione nei pressi di Senago. Entrambi non sono sufficienti a risolvere il problema delle esondazioni del Seveso e non sono esenti da complicazioni: il consiglio comunale di Senago infatti aveva già votato — all’unanimità — contro il progetto della vasca e il sindaco sarà adesso costretto a riportare la questione sui banchi dei consiglieri. Tuttavia questi due progetti rappresentano un primo, fondamentale, passo.

«La strada per risolvere tutti i problemi è lunga — ha spiegato l’assessore all’Urbanistica del Comune di Milano, Bruno Simini — Il prestito accelera tutto e abbiamo avuto la garanzia che già a novembre si potrà cominciare a pensare all’appalto dei lavori». Per essere al sicuro Milano dovrebbe avere un Seveso la cui portata non superi i 40 metri cubi al secondo. «Per fare questo però servono molti altri interventi — prosegue Simini — per esempio dobbiamo risolvere un po’ di problemi a nord di Palazzolo, da cui arriva gran parte dell’acqua del Seveso. Per questo motivo ho dato mandato a Mm di raccogliere tutti i progetti esistenti, nel tentativo di capire cosa si potrà fare». Un aiuto potrà arrivare anche dallo stato di emergenza richiesto dal Comune, la cui domanda è stata inviata al governo dall’assessore regionale alla protezione civile Romano La Russa.

L’impressione generale però è che i finanziamenti per la sistemazione della rete idrica milanese arrivino a rilento e che siano comunque insufficienti ad arginare le emergenze. I 75 milioni stanziati dalla Regione con la delibera del 15 agosto sono per ora un miraggio (così come i fondi promessi dal Cipe) e gli interventi da fare non si limitano al Seveso. Dal 2001, prende polvere negli archivi un progetto per il Lambro: due bypass — uno a Monza e uno a Milano — che consentirebbero il deflusso della portata evitando le 2 o 3 esondazioni annuali. Costo totale, oltre 300 milioni. Ovviamente mai arrivati.

Fonte: La Repubblica.it - 08/10/2010 - Luca de Vito

Esondazione Seveso, Lombardia chiede lo stato di emergenza

Da un'indagine di Legambiente è emerso che il vero rischio per Milano è il cemento. Il 77% delle municipalità lombarde ha abitazioni in aree a rischio

“Regione Lombardia - ha spiegato La Russa - non ha compiuto alcuna valutazione in merito alla richiesta del Comune. Spetterà quindi al Governo fare tutte le opportune verifiche tecniche ed economiche sulla reale possibilità di accoglimento della richiesta avanzata dal sindaco Letizia Moratti”.

Dall’indagine “Ecosistema a rischio 2010”, campagna nazionale di monitoraggio, prevenzione e informazione per l’adattamento ai mutamenti climatici e la mitigazione del rischio idrogeologico nell’ambito dell’ottava edizione dell’iniziativa “Operazione fiumi 2010” di Legambiente è emerso che il vero rischio per Milano si chiama cemento: le alluvioni sono destinate ad aumentare perchè la macchina che produce esondazioni è la cementificazione.

Francesca Ottaviani, portavoce di 'Operazione fiumi', ha spiegato che "il 77% delle municipalità lombarde ha abitazioni in aree a rischio, il 23% delle amministrazioni presenta addirittura interi quartieri in tali zone e il 50% vi ha costruito strutture e fabbricati industriali, con rischio non solo per l’incolumità dei dipendenti ma anche per eventuali sversamenti di prodotti inquinanti nelle acque. Ecco il perché più di 300mila cittadini sono esposti ogni giorno a frane e alluvioni in Lombardia. I comuni delle province di Sondrio e Bergamo sono quelli più a rischio”.

Sul fronte della prevenzione e della mitigazione del rischio idrogeologico solo il 28% dei comuni lombardi fa un lavoro positivo: “Un esempio su tutti è il modello virtuoso di Monza - ha detto Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia -. La neo provincia di Monza e Brianza, si è dimostrata tempestiva negli aiuti già lo scorso 22 febbraio in occasione dello sversamento di petrolio nel Lambro, in quell’occasione la provincia non era interessata personalmente, il suo sforzo è stato a vantaggio delle popolazioni a valle della provincia di Milano. Monza è un esempio di responsabilità civica in controtendenza rispetto al comportamento degli altri comuni lombardi, primo fra tutti Milano. Anche in occasione della recente esondazione del Seveso chi sta agendo è Monza anche se l’area di crisi riguarda Milano”.

Di Simine ha poi concluso: "I numeri dell’indagine non solo restituiscono l’immagine di un territorio fragile, ma puntano il dito contro uno sviluppo urbanistico che non ha tenuto conto del rischio. Ci si preoccupa dei disastri idrogeologici solo quando si verificano, in Lombardia non c’è un buon piano di prevenzione del territorio.
Si attuano troppe poche delocalizzazioni di centri abitati, solo il 4% dei Comuni si è mosso in questo senso. Il Comune di Sesto San Giovanni presenta il 95% di urbanizzazione del territorio: un dato sconcertante, primato negativo a livello europeo”.

Fonte: Il Giorno.it - 07/10/2010

Perché il Seveso allaga Milano

Il torrente è lungo 52 chilometri. A creare problemi la parte finale che scorre sotto l' asfalto. Già otto le esondazioni dall' inizio dell' anno. Disagi annunciati.

Troppi scarichi in un alveo inadeguato, un disastro ecologico da fermare.

Oggi allaga Milano. Cento anni fa, in alcuni mesi dell' anno, si ritirava. Proprio così: nei periodi di secca, il Seveso rimaneva un greto prosciugato. Ecco perché ancora oggi (eredità della storia) si chiama torrente. Cosa è successo poi? Urbanizzazione. Dagli anni Cinquanta il Nord di Milano diventa uno dei territori più costruiti d' Italia. Una distesa d' asfalto. Dove l' acqua non viene assorbita, ma scorre. Gli scarichi dei tombini (e questa non è storia remota, ma accade fino agli anni 80/90) vengono via via convogliati tutti là: nel Seveso. Che diventa la grande fogna. E quando piove raccoglie l' acqua di un bacino enorme (decine di volte più grande di quello naturale). La barbarie ecologica del boom edilizio ha completato il disastro in due direzioni. Considerandolo ormai un canale di scarico indegno, la politica e il disinteresse hanno «regalato» al Seveso lunghissimi tratti di massicce sponde in cemento. E poi, all' entrata di Milano, hanno pensato di infilare questa mastodontica portata d' acqua in una galleria sotterranea. Troppo piccola. Collo minuscolo per un «imbuto» tanto vasto. Eccolo, il semplice meccanismo che genera alluvioni devastanti: gli sventurati milanesi che vivono lassù, tra Niguarda e viale Zara, sono stati tartassati da 87 esondazioni in 34 anni. Otto soltanto nel 2010. Chiedere ai numeri. Serve questo per capire l' acqua. Si diceva: il Seveso si asciugava. Oggi invece, nei periodi di maggior secca, il torrente ha comunque una portata di oltre un metro cubo al secondo. Fognature. Di Barlassina, Meda, Varedo, Cinisello, Cormano, Cusano e decine di altri piccoli Comuni del Nord Milano. Immaginate cosa può riversare nella «fogna» Seveso un tale sistema di convogliamento delle acque dopo ore e ore di acquazzoni tra le Alpi e Milano. Dei circa 52 chilometri di percorso del fiume, quelli più problematici sono i 19 che scorrono nella distesa d' asfalto milanese, con punte di urbanizzazione superiori all' 80 per cento del territorio. I conti sono banali: il collo dell' «imbuto», e cioè il tunnel di cemento che scorre sotto la città a partire da via Ornato, può accogliere al massimo 45 metri cubi d' acqua al secondo. A quel punto è saturo. Il canale «scolmatore», che da Paderno devia una parte del Seveso verso il Ticino, può portar via 30 metri cubi al secondo. Così quando si arriva a piene da 80, 90, anche 100 metri cubi (come avvenuto il 18 settembre scorso), il Seveso sbotta, allaga la città. Milano guarda, mentre finisce sott' acqua e si inzuppa di fango. Impotente. Scolmatore sembra una brutta parola per la «salvezza». Ma è l' unica strada. Il canale che c' è, inaugurato nel 1980, drena come detto 30 metri cubi al secondo; per avere la certezza di evitare esondazioni, la portata d' emergenza dovrebbe essere almeno di 60. Il progetto di raddoppio langue da trent' anni e oggi sarà nuovamente al centro di un vertice tra Regione, Provincia e Comune: si parla di un intervento da 33,4 milioni di euro, attualmente «congelati» dal governo e da sbloccare con il riconoscimento dello stato di calamità naturale. I 40 milioni di danni dell' ultimo allagamento nella linea gialla del metrò, tuttavia, avrebbero coperto ampiamente le spese. In una situazione del genere, prevedere il futuro è facile. Nei prossimi anni, il Seveso strozzato nella galleria di cemento sotto Niguarda continuerà a sbottare dalle prime, e uniche, vie d' uscita che incontra: una decina di tombini, sui 126 mila di Milano, non collegati alle fognature, ma posizionati proprio sopra il fiume-tunnel. Sfoghi. Sfiatatoi che la forza dell' acqua, premendo da sotto, fa saltare in aria: sei sono in via Valfurva, tre in padre Luigi Monti, uno in via Zocchi, a ridosso di viale Zara sotto il ponte della ferrovia. Prima di un' esondazione, l' acqua zampilla dai buchi. Poi sfonda. E man mano che il tempo passa, la strozzatura è sempre più stretta. Perché il fiume in piena trascina e deposita materiale nel tunnel sotto l' asfalto. Una discarica di terra, ghiaia, carcasse di motorini, pezzi di lavatrici. Si spegne così il torrente Seveso. Che nasce innocuo e limpido a San Fermo della Battaglia, sulle Alpi comasche. E muore marcio e ribelle nel ventre di Milano. Gianni Santucci Armando Stella RIPRODUZIONE RISERVATA **** Argomenti per tutta la settimana LUNEDÌ La città del bene MARTEDÌ La città degli animali MERCOLEDÌ Casa e condominio GIOVEDÌ La città e l' ambiente VENERDÌ Lavoro e pensioni SABATO Le occasioni del weekend DOMENICA Genitori e figli **** C' è una discarica abusiva o un' aree verde abbandonata nel tuo quartiere? Foto e segnalazioni a ilcorrierepervoi@corriere.it

Fonte: Corriere della Sera - 07/10/2010 - articolo di: Santucci Gianni, Stella Armando


giovedì 7 ottobre 2010

Quanto è buona l'acqua di casa Ora arriva anche al supermercato

La Coop lancia una campagna per incentivare l'uso di quella del rubinetto. In Italia è quasi ovunque sicura e di qualità, eppure siamo i più grandi bevitori di minerale. Allo store di Gavinana una fontanella per rifornirsi senza pagare.

IN ITALIA l'acqua di rubinetto è buona e, nonostante i recenti rincari delle tariffe, costa ancora poco. Gli italiani però sono i più grandi consumatori di acqua in bottiglia di tutta Europa (ne bevono 195 litri a testa all'anno) e i terzi al mondo dopo arabi e messicani. Può sembrare un paradosso, ma è la realtà. Qualcosa, però, comincia a cambiare: da oggi in un grande supermercato toscano alla periferia sud di Firenze l'acqua viene distribuita gratis. All'interno della Coop di Gavinana, infatti, è possibile trovare un fontanello di Publiacqua, utility dell'area fiorentina, dove rifornirsi di acqua senza sborsare neanche un centesimo. Un risultato raggiunto grazie all'accordo, primo del genere in Italia, tra Publiacqua e Unicoop Firenze, che si inquadra all'interno di una campagna a favore del consumo di acqua del rubinetto promossa dalla principale catena della grande distribuzione italiana.
Bere acqua imbottigliata, del resto, non incide solo sul bilancio familiare, ma costa caro anche all'ambiente. Dalle fonti alla tavola il trasporto dell'acqua mette in movimento nel nostro paese ogni anno 480.000 tir (che, messi uno accanto all'altro, formerebbero una fila di 8.000 km, un viaggio andata e ritorno Roma-Mosca). Se poi all'acqua bevuta si aggiunge quella consumata (per mangiare, lavare, far funzionare siti produttivi e agricoli e così via) si scopre che ogni italiano usa al giorno 237 litri d'acqua (uno statunitense 425, un francese 150, un abitante del Madagascar 10).
Sul prezzo non c'è competizione: la cosiddetta "acqua del sindaco" secondo Legambiente costa in media 0,5 millesimi di euro al litro, mentre quella in bottiglia si aggira intorno ai 50 centesimi di euro al litro. Secondo una recentissima indagine di Federconsumatori svolta su un campione di 72 città italiane, negli ultimi dieci anni la bolletta dell'acqua è salita dell'85%, con differenze notevoli tra i vari capoluoghi (a Milano si pagano in media 107,79 euro l'anno contro i 447,23 di Firenze e i 204,08 di Roma). Nonostante quest'impennata, però, in Italia ci si disseta a prezzi ancora molto bassi rispetto ad altri paesi europei.
Il problema più grave e urgente da noi non è il costo dell'acqua ma il modo in cui questa viene distribuita. Gli acquedotti italiani rimangono i colabrodo di sempre: più di un quarto dell'acqua che trasportano si perde per strada.
Una volta entrata nelle case, lo spreco continua: consumiamo molta più acqua del necessario mentre al Sud, soprattutto d'estate, 8 milioni di italiani scendono sotto la soglia di emergenza e hanno il rubinetto a secco diverse ore al giorno. Basterebbe cambiare qualche abitudine per risparmiare acqua e denaro .
In questo quadro dai numeri sorprendenti, la campagna di Coop "Acqua di casa mia" punta proprio a diffondere un uso consapevole delle risorse idriche a partire dallo slogan: "Hai mai pensato a quanta strada deve fare l'acqua prima di arrivare nel tuo bicchiere?". Alla domanda, sui manifesti e negli spot interpretati da Luciana Littizzetto che presto appariranno in giro per l'Italia e in tv, segue un invito piuttosto inusuale per chi l'acqua la vende da sempre: "Salvaguardiamo l'ambiente: scegli l'acqua del rubinetto o proveniente da fonti vicine". Al consumatore resta poi la libertà di scelta tra queste diverse opzioni. Se per motivi di gusto o di salute non si vuole o non si può rinunciare alle acque in bottiglia (ma i dati Nielsen relativi al primo semestre 2010 registrano un calo del 4,7% del consumo di acque minerali rispetto al 2009) allora si può prestare attenzione a scegliere quelle minerali provenienti da sorgenti vicine che non hanno fatto molti chilometri sulle strade. L'imbottigliamento e il trasporto su gomma di 100 litri d'acqua che viaggiano per 100 Km (mediamente ne fanno molti di più) corrispondono, infatti, a circa 10 Kg di anidride carbonica (CO2) immessi in atmosfera. Se invece si sceglie l'acqua del rubinetto la produzione di CO2 è pari solo a 0,04 Kg. Un rapporto di 1 a 250.
A parte l'iniziativa di Gavinana, nei punti vendita Coop saranno presenti "scaffali parlanti", nei quali verrà indicata la mappa delle acque 3, ossia la precisa localizzazione geografica delle fonti, in modo che il consumatore possa verificare quanti chilometri ha percorso la bottiglia che sta acquistando prima di finire nel suo carrello. Dal punto di vista delle acque minerali a proprio marchio, Coop ha "alleggerito" le bottiglie, riducendo la quantità di plastica impiegata in una percentuale tra il 13 e il 20%. Un'operazione che, nel complesso, ha prodotto un risparmio all'anno di 3300 tonnellate di CO2. Per evitare inutili sprechi nei consumi idrici dei propri punti vendita, inoltre, sono state adottate iniziative come l'utilizzo di riduttori di flusso per i rubinetti, scarichi a doppia cacciata per i wc, raccolta delle acque piovane. Infine, in coerenza con la campagna, Coop da un mese ha raddoppiato le fonti di approvvigionamento della propria acqua a marchio aggiungendo alle due sorgenti originarie (Grigna in provincia di Lecco e monte Cimone in provincia di Modena) quelle di Valcimoliana (Pordenone) e Angelica (Perugia). La disponibilità di quattro fonti (più un'altra al Sud ancora da individuare) permetterà di ottenere, a regime, una riduzione della distanza media che le bottiglie devono compiere di circa il 12%. Su scala annuale significa 235.000 chilometri in meno, pari a 388 mila chilogrammi di CO2 non emessi.
Del resto di fonti, nel nostro paese, ce n'è in abbondanza e l'Italia è ancora un paradiso per chi decide di entrare nel business dell'acqua in bottiglia. Ogni territorio dispone di un ricco patrimonio di sorgenti, dalle quali le aziende imbottigliatrici attingono a prezzi spesso irrisori. Le Regioni, infatti, elargiscono concessioni in cambio di tariffe molto convenienti. Non esiste una legge nazionale che regoli la materia, perciò ogni Regione si regola a modo suo. Alcune esigono una somma per ogni ettaro di terreno sfruttato; altre per ogni metro cubo d'acqua prelevato; altre impongono sia l'una che l'altra tassa. Le regioni più all'avanguardia hanno fissato tariffe diverse a seconda della quantità d'acqua estratta.
In realtà negli ultimi anni c'è stata un'inversione di tendenza. Prima la Lombardia, poi il Piemonte, il Veneto, il Lazio e la Toscana hanno cambiato sistema: più acqua si imbottiglia, più si paga. L'ultima regione ad essersi messa al passo con i tempi è la Puglia. La giunta regionale, a giugno scorso, ha aumentato il canone di concessione da 50 a 130 euro per ettaro.
Se nel settore delle acque minerali la concorrenza è spietata, non tutta l'acqua di rubinetto è buona allo stesso modo. Secondo un'indagine di Altroconsumo 13 città su 34 hanno ottenuto il massimo dei voti sul piano della qualità. Tra le prime della classe ci sono Ancona, Bergamo, Bologna, Perugia, Roma e Trento. Bocciate, invece, Catanzaro e Genova per la presenza di sostanze indesiderate come trialometani, nichel e alluminio. Si pone, dunque, la questione dei limiti di potabilità. Per poter entrare nelle nostre case, l'acqua deve rispettare parametri fissati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Sostanze come cloriti, arsenico, fluoro sono tollerate fino a una certa soglia. Il decreto legislativo 31/2001, oltre ad aver reso più stringenti questi parametri, ha introdotto la possibilità, per Regioni e Province, di derogare alle regole per 3 anni fino a un massimo di 9. Come evidenziato dall'Osservatorio di Cittadinanzattiva sui servizi idrici 2009, otto regioni (erano 13 nel 2007), hanno chiesto deroghe al ministero della Salute per poter dichiarare bevibili le acque in alcuni comuni dei loro teritori. Si tratta di Lazio, Lombardia, Piemonte, Trentino, Umbria, Toscana e Puglia, per livelli di arsenico e cloriti fuori norma. Problemi che in parte derivano dall'origine vulcanica di alcune aree geografiche, in parte da un eccesso di sostanze chimiche utilizzate soprattutto in agricoltura. Secondo la legge, chi sfrutta una deroga dovrebbe informare tempestivamente la popolazione. Un dovere che non sempre viene assolto. In tutta Italia 25 aziende locali di gestione dell'acqua - tra cui Hera, Smat, Acea e Mediterranea delle Acque con bacini di utenza che comprendono grandi città come Bologna, Torino, Roma e Genova - hanno aderito alla campagna di Legambiente e Federutility "Acqua di rubinetto? Si grazie!" e fanno controlli con una frequenza più alta di quella prevista per legge. Inoltre rendono disponibili i risultati delle analisi tramite i propri siti internet, le bollette o la stampa locale. Queste buone pratiche sono di esempio. Le aziende che distribuiscono acqua nelle nostre case possono fare di meglio per garantire ai cittadini qualità e sicurezza.

Fonte: La Repubblica.it - articolo di Monica Rubini del 07 ottobre 2010

lunedì 4 ottobre 2010

Operazione Fiumi 2010 - Cittadino, sei sicuro di dove abiti?

Campagna nazionale di Legambiente e del Dipartimento della Protezione Civile, torna con la sua ottava edizione per focalizzare l’attenzione sul pericolo frane alluvioni.

Nel nostro paese il rischio idrogeologico minaccia quasi il 70% dei comuni. Un rischio naturale aggravato da scelte sconsiderate nella gestione del territorio e dei corsi d’acqua: l’eccessiva antropizzazione delle aree esposte a pericolo, l’abusivismo, l’alterazione delle dinamiche naturali dei fiumi, il disboscamento dei versanti montuosi, rendono sempre più grave il pericolo per i cittadini e per i beni della comunità. Operazione fiumi, attraverso l’indagine Ecosistema rischio, è occasione per realizzare un monitoraggio sui 5.581 comuni italiani in cui sono presenti zone classificate a rischio.

Guarda gli eventi della tappa lombarda

Ringraziamenti di Legambiente per la pulizia delle sponde a Melegnano

La giornata PULIAMO IL MONDO a Melegnano, spostata a sabato 2 ottobre per ragioni meteorologiche, a nostro modesto avviso è stata un evento importante per la città da molti punti di vista:
1. il tempo ci ha regalato una calda giornata autunnale ideale per stare all'aria aperta;
2. abbiamo visto 2 amministrazioni comunali, Melegnano e Vizzolo Predabissi, lavorare insieme su un unico obbiettivo - il fiume Lambro - superando le logiche dei confini comunali ed una capacità che non sempre gli amministratori riescono a mettere in campo;


3. abbiamo ripulito un'area della sponda del fiume Lambro che soffre dell'inciviltà di troppe persone e presenta - ancora oggi purtroppo nonostante l'immane fatica dei volontari - rifiuti stratificati da decenni di incuria;
4. abbiamo avuto la presenza numerosa di persone assolutamente straordinarie che ci piacerebbe citare per nome una per una e a cui i cittadini tutti di Melegnano devono grande riconoscenza per la mole di lavoro di cui si sono fatti carico con una grande senso civico. Queste persone sono: i volontari della Protezione Civile, le Guardie ecologiche volontarie, i soci del circolo, i volontari del WWF Sud Milano, alcuni cittadini e cittadine grandi e piccolissimi che si sono letteralmente spaccati la schiena nel tentativo di recupare rifiuti di grossedimensioni (Sole, ci auguriamo che la tua giovane età ti abbia aiutato a superare il tuo mal di schiena), gli amministratori e politici che si sono "sporcati le mani" nel modo più sano del termine e hanno sudato per dare una mano alla città.


Il prossimo appuntamento sarà per il 21 ottobre quando un grande sponsor, Timberland, con i suoi dipendenti, volontari ambientali per un giorno, effettuerà una grande piantumazione di un lungo tratto delle sponde del fiume, e chiunque voglia dare una mano quel giorno è sempre ben accetto. Proviamo tutti a dimostrare un po' di affetto ed attenzione per la nostra città come hanno fatto le persone sabato 2 ottobre a Melegnano.
http://picasaweb.google.it/giuliettapag/PULIAMOILMONDOCONLEGAMBIENTE#


Liviana Scotti presidente Circolo Legambiente Arcobaleno

venerdì 1 ottobre 2010

SICCITA’: SCORTE IDRICHE AI MINIMI STORICI, MANCANO 2 MILIARDI DI METRI CUBI D’ACQUA

SICCITA’: SCORTE IDRICHE AI MINIMI STORICI, MANCANO 2 MILIARDI DI METRI CUBI D’ACQUA DOSSIER - ACQUA E AGRICOLTURA Occorre ridurre i fabbiso...